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«Di lei rimanevano le manie delicate, la manipolazione delle essenze e degli animali, il suo contatto con le cose semplici e oscure, la vicinanza delle farfalle e dei gatti, l'aura del suo respiro a mezzo con la morte.»

(J. Cortàzar, "Circe")

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05.07.2015
Pubblicata recensione de Il gatto e i suoi simboli di C. Widmann
Aggiornate le sezioni: La biblioteca, Il bestiario





Perché io sono la prima e l'ultima,
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile,eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono colei che dà alla luce,
Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto,
Io sono la sposa e lo sposo,
E fui il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettami sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.

(Inno a Iside, IV - III secolo a.C., rinvenuto a Nag-Hammadi, in Egitto)

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CURRENT MOON
lunar phase

Era tempo di vendemmia: ed io verso mezzogiorno, lasciando i lavoratori a vendemmiare, me ne andai in un bosco da solo a passeggiare pensando a non so cosa. [...] Poco dopo ecco un terremoto, e una gran voce come di tuono, e vedo venirmi incontro una donna terribile, alta quasi un mezzo stadio.

(Luciano di Samosata, Il vago di bugie)


Ma, che spunti la luna:
si drizza e le sventra.
E le cagne, che abbaiano sotto la luna,
è perché hanno sentito il caprone
che salta sulle cime dei colli
e hanno annusato l'odore del sangue...

(C. Pavese, Il dio-caprone)

«Ma la mia regina è Erodiade, la Signora del Buon Gioco. Giunge ai raduni ora in groppa ad un cavallo moro, ora inforcando una gatta. Quando smonta, supera tutti in altezza. E’ sempre da capo a piedi vestita di nero. Una benda di stoffa stretta sulla fronte le trattiene i capelli, perché non le coprano il volto quando galoppa. Due taglieri appoggiati alle tempie si aprono e chiudono in continuazione davanti ai suoi occhi ed alle sue orecchie, concedendole di vedere e udire solo a tratti. Guai se potesse guardare dappertutto! Dove posa lo sguardo, accade qualche sciagura. La notte in cui le fu presentata arrivò una gran folla, attorniata da corvi e salamandre. Nel suo seguito c’erano animali di ogni specie, salvo asini e volpi, e poi uomini e donne, vivi e morti. “State bene, Signora Oriente!”, la salutavano tutti al suo passaggio, con riverente timore. E lei rispondeva: “State bene, brava gente!”. Prese posto sul trono dorato e si dispose a concedere udienza. Dava consigli, prediceva il futuro, indicava i nascondigli di cose rubate e smarrite, insegnava i poteri delle erbe. Volle sapere da ciascuno che cosa aveva fatto, a partire dall’ultimo incontro: lodava gli uni, rimbrottava gli altri. Ma lei era già al corrente di ogni cosa, ancora prima che si aprisse bocca. Quando fu il mio turno, mi inchinai, abbassando gli occhi a terra in segno di rispetto, come mi era stato raccomandato di fare.»

(
“La seguace di Erodiade”, in Streghe, storie e segreti di Tersilla Gatto Chanu)

Sapevo danzare alla Luna...

Sapevo danzare alla luna,
sapevo essere lupa e coniglio;

ma le mie quattr’ossa
non valgono la santità

e ignoro chi sia
il ladro crudele
dei miei talismani.

E’ colpa sua se sono troppo lenta
per essere martire
e pallida come non può esserlo
una meretrice.

Non posso soggiogarvi,
non posso più farlo,
per questo v’imploro:
aprite il cerchio
e lasciatemi cadere.


Ecate protettrice delle strade celebro, trivia, amabile,
celeste e terrestre e marina, dal manto color croco,
sepolcrale, baccheggiante, con le anime dei morti,
figlia di Perse, amante della solitudine, superba dei cervi,
notturna, protettrice dei cani, regina invincibile,
annunciata dal ruggito delle belve, senza cintura, d'aspetto imbattibile,
domatrice di tori, signora che custodisce tutto il cosmo...

(Inno orfico a Ecate)


(Eleusi, la porta degli Inferi)



Il testamento di Attarte alle sue figlie:

Non bruci mai il lafano senza motivo e non si sollevi spirito da un'anima turbata.
L'ultima luna di agosto, 12893 anni dopo l'edificazione della città degli dèi, salirete tutte sulla cima più alta di questo mondo, con tutte le scritture, lasciando dietro di voi le preoccupazioni, le noie, le religioni, le vostre case e i vostri talismani. Ognuna di voi prenderà con sé uno dei suoi figli e un figlio del vicino. Fortunati gli animali che vi seguiranno. Là, nel bianco della neve e nel cielo d'agosto, canterete i fuochi che cadranno dal buio. La terra tremerà e le acque lambiranno i vostri piedi. Inneggiate al dono divino. Inneggiate ai secoli nuovi. Inneggiate alla nuova creazione che gli occhi dell'anima vostra potranno godere. E la vostra canzone l'ascolteranno le stelle.

J.E. Millais




«La mia casa è piena di ospiti. Ma chi sono veramente costoro?»


... fuerunt aliquae mulieres pro crimine heresie intitullate, ultimo supplicio igne mediante traddito, ut vidit ispe testis eas comburi...


«Hai vinto: cedo ai tuoi poteri magici.
Per l'infernale regno di Proserpina,
per Diana, invitta dea, per quegli oracoli,
per quei trattati di magia, che possono
strappare al cielo il firmamento, ascoltami,
Canidia, lascia le segrete formule,
rimanda indietro, svolgi la tua trottola! [...]»
«A chiusi orecchi bussa la tua supplica:
non son più sordi i sassi che nel rigido
inverno il mare batte ai nudi naufraghi. [...]
E tu vorrai da un'alta torre ucciderti,
squarciarti il petto con la spada norica,
e invano al collo andrai stringendo il cappio,
afflitto da un'angoscia intollerabile.
Ti starò sopra, a cavalcioni e succube
sarà la terra al mio trionfo. [...]
Io, che so estorcere
la luna al cielo coi miei riti magici,
io che ridesto i morti e la libidine
coi miei filtri amorosi, dovrei piangere
perché con te gl'incanti miei falliscono?»

(Orazio, Palinodia [per Canidia])


© Kelly Louise Judd

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