lunedì 3 dicembre 2007

Il pellegrinaggio in età greco-romana

Il fenomeno del pellegrinaggio ci è noto soprattutto per ciò che concerne la religione cristiana.

Ma che cosa fu il pellegrinaggio in epoca greco-romana?

L'immagine del pellegrino intesa come persona umile e devota, alla ricerca delle corpo santo (tipica del cristianesimo), è estranea al mondo classico.
La religione classica è locale (ogni comunità possiede il suo Dio-eroe di riferimento, legato al territorio della comunità stessa, di cui difficilmente valica i confini) e questo influisce sul concetto stesso di pellegrinaggio: difficilmente, infatti, si tratta di un "pellegrinaggio sostitutivo" o ideale.
Il fenomeno è tuttavia attestato sia nella società greca sia in quella romana: il pellegrinaggio può essere individuale (rappresentanti di comunità che si recano in altre città o villaggi; a volte anche per ricorrenze familiari: ad esempio, i bambini venivano condotti a Delfi per il loro primo taglio di capelli) o di massa (l'esempio più illustre è senza dubbio Delfi; ma anche Olimpia, con i suoi giochi, a partire dal VI secolo fu meta di raduni importanti, come lo era Delo).



Il santuario di Delfi


Importanti sono inoltre i pellegrinaggi oracolari, necessari quando ci si accingeva a compiere imprese importanti.
Il più famoso centro oracolare era il già citato Delfi; ma anche Claro e Mileto godevano di una certa notorietà.
Altri santuari erano misterici: qui potevano accedere agli spazi sacri solo gli iniziati (Locri, Eleusi).
Vi erano poi i santuari della salute, come quello del dio della medicina Asclepio a Coo, che richiedevano pellegrinaggi frequenti, anche nei giorni in cui non si festeggiava la divinità protettrice.

Nel mondo romano il pellegrinaggio era attestato nell'area di Susa, dove si svolgeva una processione collettiva.
Ovidio ricorda l'usanza di legare nastri (simili agli ex-voto cristiani) in prossimità dei santuari.
Nonostante il viaggio (a dispetto dell'efficiente rete di strade romana) fosse, all'epoca, una vera e propria impresa, presso i Romani così come presso i Greci non è comunque il cammino - l'iter - ad avere una valenza religiosa, come avviene pertanto nel cristianesimo. Il percorso non è purificazione: erano fondamentali, invece, l'arrivo al luogo di culto e la partecipazione alle cerimonie collettive.

Fonte: Dott.ssa Anna Ferrari, Università del Piemonte Orientale "A. Avogadro", nel corso del convegno La bisaccia del pellegrino - fra evocazione e memoria, tenutosi a Casale Monferrato, Moncalvo e Torino (giornata IV, venerdì 5 ottobre 2007).

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