lunedì 14 dicembre 2009

Della poiana e dell'aconito

Me ne sono già lamentata sui miei blog "pubblici", quelli che ho scelto di collegare al mio vero nome (e non domandatemi perché non l'abbia fatto anche con questo... Forse desideravo soltanto conservare un ultimo lembo di foresta vergine...): da quando mi hanno spostata d'ufficio sono irritabile, scontenta, nervosa.
Intendiamoci: il lavoro in città e in ufficio non è il massimo, per chi sogna un rapporto costante con la Natura, un rallentamento dei ritmi, un ascolto costante della voce della Magna Mater.
Tuttavia devo ammettere che, nella mia vecchia postazione, la qualità umana del lavoro che svolgevo era davvero soddisfacente: si produceva (come si suole dire oggi) in armonia e amicizia, lavorando con entusiasmo e solidarietà indiscussa insieme ai colleghi.
Oggi, nelle nuove tre stanze (caotiche, frenetiche) che mi sono state assegnate, mi sento in gabbia.
D'accordo, sono riuscita a mettere i paletti necessari: innanzi tutto si tratta di una situazione transitoria (il 31 dicembre scadrà il contratto ma, con tutte le ore di straordinario accumulate durante la Festa del Vino, potrò restare a casa fin dal 21); e poi ho scelto (decrescita felice!) di rimetterci dal punto di vista economico guadagnandoci in benessere e ho preferito un tranquillo "part-time" a un logorante "tempo pieno".

Intanto, la stagione del Rigore incede inesorabile, lenta e incurante.
La Natura dorme. Faccio fatica a coglierne il silenzio, in questi giorni di baccano pre-natalizio. Eppure a tratti trapela - perfino qui, in paese.
Ogni mattina, mentre vado a lavorare, scorgo la poiana a margine del campo. Sempre lo stesso campo, ogni mattina.
I rapaci sono i custodi del tempo, mi dico spesso.
Ogni mattina rallento, la guardo: lei non si sposta. Ricambia la mia attenzione.
So che in primaverà la vedrò di rado. Lontanza e ri-unione.

Come la poiana, anche il mio piccolo aconito sfida l'Oscurità, nella serra.
Cresce testardo, contro ogni previsione.
Ho temuto di non vederlo spuntare: del resto, la semina tardiva era stata solo un esperimento. Metà dei semi li avevo conservati per la prossima primavera.
E invece... Eccolo, minuscolo, beffardo.
Anche le sue piccole foglie sembrano lanciarmi un monito, un richiamo di appartenenza.

Devo proseguire, senza perdermi...



Una poiana in volo, da Google. Ma spero di riuscire a fotografare presto la "mia" poiana!

2 commenti:

NycteaNoctua ha detto...

Se C. si apposta vedrai che riesce a fotografarla ;-)
La Poiana è bellissima!!! Quando il Nibbio (Iside) manca perchè migra ecco che invece la Poiana ce lo rammenta. La Poiana (stanziale) RIMANE...e riaccende il ricordo. Fantastica!

Canidia ha detto...

Ecco, vedi? Il Tempo, che ritorna... A volte la potenza del simbolo lascia di pietra - letteralmente.

(Se poi ci aggiungi che, rileggendo il tuo commento, mi sono ricordata di mettere la macchina foto nella borsa...! :P
Intanto mi apposto io, anche se non sono granché con queste macchine digitali!)

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