giovedì 23 febbraio 2012

Della conclusione del Cammino invernale - Parte I

(Si dica quel che si vuole, io continuerò a chiamarlo "Cammino". Da Dante in avanti è lecito e inequivocabilmente poetico.)

I parte: pettirossi, fantasmi e silenzi oltremondani

Tutto comincia da un pettirosso...

... e dalla grande ondata di freddo che, fino a pochi giorni fa, imbiancava la campagna e teneva sotto rigido controllo la terra.
*C.* consultava il calendario ogni sera, impaziente di cominciare a lavorare al nuovo orto. «Siamo indietro, siamo indietro...» mi ripeteva.
Quanto a me, la mattina mi sistemavo alla finestra per bere il mio caffè. Accanto a me il fido Cagliostro, seduto sul davanzale e intento a scorgere il movimento dei passeri, infreddoliti e affamati, nel campo al di là della roggia.
Intorno alle otto e mezza, arrivava il nostro piccolo ospite. Un pettirosso si affacciava all'angolo del muretto, sbirciando il piattino con le briciole sistemato nella striscia di terreno libera dalla neve. Era puntuale, ma esitante. Vedeva Cagliostro attraverso i vetri e non si azzardava a scendere per mangiare. Preferiva volare via, oltre le ortensie, e tornare solo quando il mio gatto e io ce ne eravamo andati. Lo sorpresi - intento a picchiettare nella ciotolina marrone - una sola volta, dopo essere ritornata in cucina all'improvviso, per prendere qualcosa che avevo dimenticato...
Il pettirosso è uno psicopompo (come lo sono tutti i passeri, sacri ad Afrodite ctonia), abituato a vivere in limine: possiede occhi "sovradimensionati" (come molti dei messaggeri dell'ou-topia), è solito cantare al tramonto o all'alba (momenti di "passaggio" per eccellenza) e il suo piumaggio rossastro è legato, secondo la leggenda, alla morte e all'agonia di Cristo in croce: un minuscolo traghettatore, dunque - che si avvicina alle nostre case solo quando il freddo è più pungente, il Sonno più profondo, la Morte più evidente.

Il risveglio dei Fantasmi
Quello di Candelora è un periodo delicatissimo. Il risveglio primaverile, infatti, ha sì inizio in queste settimane, ma è pur sempre circonfuso di Sonno: è ancora Morte, risveglio in divenire. Possono avvertirsi deboli movimenti oppure, al contrario, il Silenzio può essere completo, grevissimo. E' una zona decisamente ou-topica, in cui il velo fra questo Mondo e quello "Oltre" è sottilissimo e può (deve! Con le dovute precauzioni...) essere sollevato.
I fantasmi della Candelora sono "dormienti": sono fantasmi del Sonno e nel Sonno. E il sonno è silenzio, che può essere rotto solo da una parola "altra" o, tutt'al più, onirica.


Lara e la parola negata
Non è casuale che sempre in questo periodo venisse celebrata a Roma "Tacita Muta", ovvero la ninfa laziale Lara (o Lala, "la Chiacchierona", stando a quanto ci tramanda Ovidio).
La sua storia è triste quanto emblematica. Quando si invaghì di Giuturna (che non ricambiava le sue attenzioni sessuali), Giove cercò di portare a termine la propria conquista servendosi dell'aiuto delle altre ninfe, che avrebbero dovuto trattenere la loro sorella, impedendole in questo modo la fuga. Le ninfe accettarono la proposta, ma Lara andò in giro a riferire il proposito del dio - raccontandolo perfino a Giunone in persona.
Giove, allora, si vendicò strappandole la lingua e affidando successivamente Lara a Mercurio, affinché la scortasse negli Inferi, dove avrebbe vissuto il resto della sua esistenza. Mercurio, durante il tragittò, violentò la ninfa, che, in seguito a questa violenza, diede alla luce gli dèi Lari.
L'espediente della lingua strappata per mettere a tacere una donna vittima di stupro (e dunque di affermazione del potere maschile sul mondo ctonio/femminile) è ricorrente nella mitologia greco-romana: si vedano, ad esempio, il mito di Filomela, Iti, Procne e Tereo e quello di Cassandra (a cui Apollo sputa sulla bocca, lasciandole sì il dono del vaticinio, ma negandole la possibilità di essere creduta: in questo senso, la parola della profetessa troiana è "inutile" - e dunque anch'ella è come se fosse stata resa muta dal potere maschile e supero delle divinità olimpiche).
Il silenzio di queste donne possiede una duplice valenza, che ben si colloca nel panorama di Candelora/Carnevale/pre-equinoziale: è un silenzio imposto; ed è anche (per contro e al contempo) un silenzio che contiene (e tramanda, nel suo esistere!) un messaggio di "Vita nella Morte/Morte nella Vita" che è insito in ogni religione misterica.
La parola negata di Lara è dunque da annoverarsi fra quelle testimonianze (preziose) dell'affermarsi del mondo ctonio su quello "supero", in determinati periodi dell'anno.

Tra Antesterie e Lupercalia


In riferimento al calendario, non si possono non menzionare le Antesterie, che si celebravano ad Atene nel mese di Antesterione - ovvero nel periodo oggi compreso tra febbraio e marzo.
Vi si celebravano Dioniso (il dio smembrato e poi risorto) ed Ermes ctonio. Tutti i templi restavano chiusi, ad eccezione del Limnàion, sacro a Dioniso.
Durante il primo giorno di festeggiamenti si aprivano gli otri di vino e nel secondo giorno si svolgevano vere e proprie "gare di bevute". Si cercava inoltre di propiziare la fertilità del territorio attraverso il rito simbolico della ierogamia. I giorni dedicati alle Antesterie erano considerati nefasti (nonostante il clima apparente di gioia e trasgressione - carnascialesco, oserei dire!) e si credeva che, in quell'occasione, le anime dei defunti tornassero a circolare tra i vivi. Esse venivano scacciate solo al termine della festa - per dare spazio ad un nuovo ciclo vegetazionale.

Anche i Lupercalia, che si tenevano a Roma nel mese di Februarius, erano riti di fertilità e, insieme, di purificazione e di separazione dei vivi dai morti.
I giorni dei Lupercalia erano dedicati a Luperco, antica divinità che rimanda sia al simbolo teriomorfo del lupo (di cui parlerò più avanti) sia a Pan Liceo e alle divinità maschili di (ri)generazione. Il 15 febbraio si sacrificavano dei capretti e un cane; i sacerdoti Luperci si bagnavano col sangue delle vittime, ne indossavano le pelli e, quindi, inseguivano le donne in età fertile, frustandole con liste di cuoio.

[Continua...]

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