venerdì 30 marzo 2012

"Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo..."

Quella che stiamo vivendo è una strana primavera. Una primavera "come non dovrebbe", allo stesso modo in cui era apparsa insolita l'ondata di freddo intorno a Candelora: in quei giorni aveva fatto decisamente troppo freddo; ora fa troppo caldo - e tutto (la natura, gli animali, i comportamenti delle persone) è permeato da un'insolita frenesia. Una frenesia sterile, oserei dire.
Non è (solo) una questione di temperature: come al solito parlo di consapevolezze, di "centrature", della capacità di "vedere" - sia a livello individuale sia a livello globale. Ogni effetto sul piano concreto (anche il più banale) ha sempre un rimando ai piani più alti e sottili.
Non a caso nel post precedente avevo parlato della necessità di rispettare la delicatezza del Risveglio. In realtà, credo che abbiamo fatto troppo chiasso. Pensateci: quante persone intorno a voi hanno strepitato per cose da nulla, mettendo in atto comportamenti sbagliati e potenzialmente pericolosi? Quanto al clima sociale che stiamo respirando... quest'ultimo credo che si commenti da sé.
Rabbia e malcontento sono evidenti da un lato - insieme a una manifesta incapacità (cecità) di adeguarsi ai cambiamenti, di scegliere nuove strade, che siano realmente alternative; d'altro canto, un'ondata spiacevole di sottile e malcelata repressione: il tentativo, da parte dei poteri forti, di chiudere la bocca alle folle con metodi fascistoidi, di eliminare l'opposizione di chiunque dimostri di possedere un cervello e di saperlo usare.

Non era esattamente questo che intendevo, quando parlavo di "fase di risalita" e della conseguente purificazione!
Ormai, comunque, il dado è tratto e non ci rimane che vivere il nostro tempo con la maggiore consapevolezza possibile - cercando di avere sempre ben presente la rotta da seguire...
Personalmente ho scelto come animale-guida per questa stagione bizzarra (o, meglio, è stato lui a scegliere me!) il pavone, manifestatosi (quasi di soppiatto) appena qualche giorno fa...

Pavoni sulla strada di casa...

Il pavone
Nella mitologia greca e romana, il pavone era sacro a Hera, sulla cui coda volle applicare gli occhi di Argo, il fedele mostro guardiano che aveva custodito Io per conto della dea e che era stato in seguito ucciso da Hermes.


La morte di Argo (460 a.C.)


Diego Velaszquez, Mercurio e Argo (1659)


Di nuovo il tema dello sguardo divino, dunque, che diviene metafora di risurrezione e di ciclicità; a tale proposito, agli antichi non doveva essere sfuggito che il pavone perde le piume della coda ad ogni autunno, per rimetterle in primavera...
In India, il pavone (grazie alla sua splendida e perfetta "ruota") era un animale solare (simbolo teriomorfo legato al regime diurno dell'immagine, per dirla con Durand) e nel buddismo inneggiava (raffigurato com'era con un serpente nel becco) alla vittoria della luce sulle tenebre.
Nella tradizione esoterica, grazie alla gamma dei suoi colori, è considerato emblema di pienezza e completezza, di totalità; mentre nell'islam la coda del pavone è vista come simbolo dell'universo o, in alcuni casi, della luna piena.
Solo in un secondo momento i bestiari medievali indicarono questo animale quale metafora della superbia e dell'arroganza, a causa della bellezza sfarzosa del suo piumaggio.
Per quel che mi riguarda, voglio vedere l'apparizione (fisica, reale!) del pavone sul mio sentiero come un segnale positivo a dispetto di tutto: del chiasso, del mancanza di armonia, di questo strepito che non comprendo e non mi appartiene...
Mi riservo di ritornare - se opportuno - su questo argomento: i simboli vanno "ascoltati" nella pienezza delle loro parole appena sussurrate.


«Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo:
- è così grande da stare fra due mani,
così difficile che per descriverlo basta un sorriso,
strano come l'eco di antiche verità nella preghiera.»
(W. Szymborska, senza titolo del 1945, da Raccolta non pubblicata)

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