martedì 3 luglio 2007

Pronto soccorso

Sabato sera, come vi avevo accennato nel post precedente, siamo andati in montagna, a mangiare la polenta con una coppia di amici.
Dopo cena, ci siamo seduti sotto la campata del sagrato della Chiesa Maggiore, a Oropa, e siamo rimasti lì a chiacchierare. Oltre a noi c'era soltanto un'altra coppia di fidanzati, seduta a breve distanza, la notte e il cielo coperto dalle nuvole.
Intorno a mezzanotte sentiamo un forte pigolìo (più simile a uno "squittìo" - o a un grido) e vediamo il ragazzo dell'altra coppia alzarsi e andare verso una piccola sagoma scura, che si dibatteva per terra, aprendo invano le ali.
"Un pipistrello", pensiamo, tanto più che la ragazza si mette a strillare: «Che schifo!».
Restiamo a osservare la scena per un po', da lontano; ma poi i due abbandonano l'animale e - non c'è niente da fare - io devo andare a vedere cos'è successo.
Mi avvicino insieme a *lui* e ai miei amici e scopro che non si tratta di un pipistrello, ma di un rondone.

Nota: il rondone comune adulto a prima vista può sembrare tutto nero. In realtà le penne del suo dorso sono di colore marrone scuro, mentre le parti inferiori sono color ferro, anch'esso molto scuro.
Gli esemplari più giovani si riconoscono abbastanza facilmente: sono interamente di colore grigio scuro e hanno il bordo delle ali contornato da una sottile linea bianca.
Quelle che vediamo sfrecciare nei cieli delle nostre città e che erroneamente chiamiamo "rondini" sono in realtà, nella maggior parte dei casi, rondoni.

La tizia gridava "che schifo" semplicemente perché l'uccello aveva una zecca sul dorso.
Poiché ho una certa esperienza in fatto di pennuti in difficoltà (io e mio padre li soccorriamo quando cadono dai nidi fin dai tempi della mia infanzia) prendo un fazzoletto di carta e ammazzo l'insetto. Il rondone smette di gridare, ma continua a dibattersi.

Nota: se mai doveste imbattervi in un uccello malandato, bisognoso del vostro aiuto, e decidiate di prestargli aiuto, ricordate che potrebbe essere infestato da parassiti di questo genere che, molto probabilmente, si staccheranno e inizieranno a muoversi sulle piume quando lo prenderete in mano. Cercate di liberarlo, perché le zecche possono indebolire parecchio l'animale a cui si attaccano. Io in genere, sfidando il pericolo (!) le tolgo con l'aiuto di un fazzoletto (quando sono distaccate si prendono abbastanza facilmente). Se invece avete un veterinario a disposizione, fatevi dare un antiparassitario per uccelli, che dovrà essere spruzzato avendo cura di evitare la zona del becco e gli occhi.


Immagine tratta da Wikipedia

Lo prendiamo, andiamo sul prato antistante la chiesa e proviamo a farlo volare, dandogli una piccola spinta e tenendolo sul palmo della mano, poiché i rondoni non sono in grado di alzarsi in volo da terra.
Niente da fare. Il piccolo non vuole saperne.
Di lasciarlo lì non se ne parla: è buio e sarebbe facile preda di gatti e rapaci. Senza contare che, dal momento che non riesce a sollevarsi, difficilmente potrà volare il mattino seguente. Temiamo che si sia rotto un'ala: di certo ha sbattuto, forse disorientato a causa dell'oscurità o inseguito da un predatore.
Lo avvolgiamo in un fazzoletto e lo portiamo a casa. Nel tragitto in macchina, il rondone si addormenta nella mia mano - e io gli faccio buona compagnia.
Arrivati a casa, io e *lui* gli prepariamo un piccolo nido, ricavato da una scatola da scarpe: siamo costretti a mettere il coperchio (dopo aver praticato i necessari fori per l'aria) perché il nostro esemplare è sì giovane, ma è già perfettamente in grado di volare (o quasi, verrebbe da dire, visti i risultati!).

Nota:
coi piccoli è sufficiente porre uno straccio sopra la scatola, rivestita di pezze di stoffa morbide e/o scottex (io in genere faccio un doppio strato, lasciando sopra lo scottex: è più facile da pulire). Con gli adulti, ovviamente, no. Non fatevi tentare e non mettete un rondone in gabbia, neppure se ne possedete una inutilizzata: nel tentativo di volare e di sfuggire alla prigionia finirebbe per ferirsi. Piuttosto, se le cose vanno per le lunghe e non volete tenere l'animaletto costretto nello spazio angusto di una scatola (un piccolo sopporta il "nido" più che bene, anche se artificiale; un adulto no), affidatelo alla guardia forestale, alla LIPU o a qualche centro specializzato.

Gli diamo da bere, di mangiare non vuole saperne. Quindi lo lasciamo tranquillo. Dorme tutta la notte, nella nostra stessa stanza. Solo al mattino inizia a muoversi, raspando contro il cartone non appena la luce inizia a filtrare dalle finestre. Sembra stare meglio. Lo prendo e saggio la forza delle sue zampette, dal momento che mi era sembrato fossero il suo punto debole. Mi sbagliavo: si aggrappa con forza alla zanzariera e sembra non resistere alla tentazione di lanciarsi di nuovo nel cielo azzurro.

Nota: i rondoni prendono lo slancio per volare proprio grazie alle loro robuste zampe. Non di rado, infatti, partono proprio da questa posizione:


Immagine © Legambiente

A quel punto, allora, *lui* decide di fare un ennesimo tentativo (io sono stata costretta a restare a casa, a studiare per un esame!) e, in un prato tranquillo, nei pressi dell'ospedale, prova a liberare il nostro rondone. Il piccolo spicca immediatamente il volo, gira tre volte sopra la sua testa e poi si allontana.
Stordito (e forse indolenzito) dalla botta contro il colonnato della chiesa e dall'oscurità, il rondone sarebbe senz'altro morto, ucciso da qualche altro animale, se non lo avessimo soccorso. Per fortuna non aveva nulla di rotto e gli è bastata una buona dormita e aver ingerito un po' d'acqua, per rimettersi completamente.

Purtroppo, non sempre le cose sono così facili. Allevare o soccorrere uccellini è quanto mai difficile: sono animali molto, molto delicati.
Ricordatevene sempre, quando li maneggiate.
Inoltre, parlate loro sovente, con dolcezza, grattate con un dito la loro minuscola gola: vi meraviglierete della facilità con cui comprenderanno che non volete fargli alcun male e che si possono fidare di voi...

Prossimamente, magari, qualche indicazione sull'allevamento dei piccoli.

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