venerdì 28 settembre 2007

A piedi nudi, sotto la pioggia...

I monaci buddisti si sono messi in marcia. A piedi nudi, sotto la pioggia, senza strepito, per gridare silenziosamente la sofferenza del loro Paese. E poi la gente, dietro di loro, si è unita al corteo. E' diventata un fiume in piena, che ora i militari stanno cercando di contenere, arginare, soffocare. Zitti, devono stare zitti. Costi quel che costi.
La storia della Birmania è una storia fortemente travagliata: prima la dominazione inglese (a partire dal 1919), poi quella giapponese, durante la seconda guerra mondiale e infine la democrazia, conquistata nel '48 e distrutta nel '62, quando un colpo di stato instaurò un regime ottuso e spietato - come lo sono tutti i totalitarismi.

Oggi:

- i prigionieri politici, gettati in carcere o condannati agli arresti domiciliari, sono più di un migliaio e fra loro vi sono anche monaci, studenti, operai: chiunque si sia reso "colpevole" di criticare la politica del regime o abbia osato mantenere contatti con birmani esuli all'estero;

- i prigionieri politici, i detenuti di ogni tipo e gli appartenenti alle minoranze etniche vengono sistematicamente condannati ai lavori forzati. A questa pratica vengono costretti anche i cittadini liberi da qualsiasi condanna, qualora lo Stato lo ritenga necessario;

- la repressione delle minoranze etniche è sistematica e non di rado donne e bambini ad esse appartenenti vengono fatti lavorare come schiavi e poi uccisi, affinché simili orrori non possano essere diffusi.

E' il momento di dire BASTA.
Basta alla violenza, all'arroganza, alla cancellazione della libertà. Basta all'orrore cui abbiamo dovuto assistere nelle ultime ore.

Schieratevi anche voi al fianco dei monaci della Birmania: documentatevi sulle condizioni in cui versa il loro Paese, sulla sua storia (l'ignoranza e la mancanza di informazioni vanno a braccetto con le ingiustizie sociali!). Indossate qualcosa di rosso (io ho già appeso un grande panno rosso sul balcone e questa sera accenderò una candelina sul davanzale della finestra), come simbolo di solidarietà e fratellanza e, infine, firmate la petizione di Amnesty International, affinchè il massacro sia fermato.

La comunità internazionale non può e non deve continuare a restare cieca e sorda!

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