lunedì 2 febbraio 2009

Candelora (preludio)


La collina di Rosignano, all'inizio dello scorso autunno.
La dipartita della luce e il suo ritorno.

Foto di Cristiano.

La mia impazienza è stata messa a dura prova, quest'anno.
Proprio oggi ha nevicato di nuovo e la campagna è tornata all'immacolato candore delle settimane precedenti.
La terra è fredda e bagnata - un humus che, nonostante tutto, prelude al risveglio.
Mi sembra di sentirlo.
Non è solo nelle prime pianticelle che iniziano a spuntare nel semenzaio -
né nella smania del cuore e delle gambe, che hanno voglia di andare, di tornare a percorre i sentieri noti e scoprirne di nuovi, con la frenesia del "conoscere-e-vedere" che ritrovo (intatta) ogni primavera.
Non solo, no.
E' piuttosto simile a un brulichìo sommesso
a un vociare lontano
di chi è rimasto al caldo, nascosto per questi lunghi mesi sotto la coltre spessa e indurita della Terra.
Mi ripeto che il torpore non durerà a lungo.
La Gigantessa sta ancora dormendo, è vero; ma già - immensa dentro e sotto la Terra che le appartiene - ha allungato il suo corpo poderoso scostando le zolle, facendo fremere di linfa rinnovata le radici degli alberi. Nonostante il gelo, ha tratto il suo primo sospiro.
Un anelito sottile come il filo di una ragnatela ricoperto di brina -
il Respiro che mozza il nostro,
richiamo improvviso, campana di adunata che non possiamo fingere di non udire.
Al secondo movimento inizieremo a contare i giorni...

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