martedì 14 aprile 2009

Della magia: il codice magico


Dance of the Witches di © Peter Lindahl

Già in passato avevo suggerito che la magia potesse avere legami più o meno stretti con la parola "poetica" (= dal greco poièo, "fare, costruire, inventare, comporre"), nel tentativo - tutt'ora in fieri - di ripercorrere, attraverso il tempo e lo spazio, le radici della fìsica.

Le ricerche di Carla Fioravanti (che ha intervistato numerose persone sul tema della magia, riassumendo poi tutto il materiale nelle splendide puntate del 2006 de Il Terzo Anello, trasmissione radiofonica di RadioTre) mi hanno in qualche modo dato conferma che la strada della funzione "poietica" della magia è quella giusta.

Infatti, che altro sarebbe la magia, se non un codice - ovvero un insieme di segni atto a interpretare (e dunque a conoscere) la realtà?
Esposto in questi termini, potrà sembrare un concetto piuttosto arido, che di certo piacerà poco a quei "romantici" affezionati a una visione ingenua e semplicistica della magia.
Eppure, a ben rifletterci, non esiste nulla di più profondo e "intestino" della volontà di un nucleo sociale di decodificare e conoscere il microcosmo che lo circonda e della conseguente creazione di un codice atto a svolgere tale funzione.
Alla base della nascita del "codice della magia" ci sono perciò il terrore ancestrale nei confronti della malattia e della morte; la paura di smarrirsi all'interno della propria comunità, vedendo svanire la stima e il rispetto dei propri simili; il timore dell'invidia, che può abbattersi su ciascuno di noi con la furia di un demone vendicatore; e, non da ultimo, l'amore per la terra foriera di vita - che in un attimo può essere resa sterile da una potente fattura... Sullo sfondo di tutto questo, la tensione umana mai sopita verso il divino - quella mano sempre tesa a sollevare il velo per scorgere l'inconoscibile. «Il mago è, in piccolo, tutto ciò che Dio rappresenta» afferma senza esitazioni una delle donne intervistate da Carla Fioravanti. Ancora, più avanti:

«La magia è riuscire a passare da un livello di osservazione e di percezione della realtà esteriore, apparente, sino a giungere alla comprensione - attraverso una serenità e una tranquillità interiori - di ciò che si muove sotto l'apparenza».

In questo il mago è simile al "dio" ed è simile all'artista (al poeta!), che spesso e volentieri viene definito "uomo d'ordine": al di là del guizzo creativo, tanto il mago quanto l'artista devono seguire un criterio, che li porterà all'aequilibrium necessario all'atto poietico.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo.
Davvero bellissimo questo post, le tue parole e le tue riflessioni!
Grazie per essere passata a trovarmi!
Eh dopo aver chiuso forum, sito e tutto volevo almeno tenere un blog...
Ho visto che hai chiuso tutto anche tu, mi dispiace.

Tornerò a leggerti, perchè è un vero piacere!
Spero di rivederti prima o poi!
P.s sms arrivato l'altro giorno!

Runa

Canidia ha detto...

Non so per quale ragione abbia dovuto "chiudere" tu; per quel che mi riguarda, dopo tanto affannarmi nel tentativo di coinvolgere le persone (soprattutto gli amici!) a lavorare e studiare insieme... sono giunta alla conclusione che un bel blog gestito in privato è la cosa migliore!
Ci rivedremo senz'altro, prima o poi: siamo così vicine! :)

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