mercoledì 15 luglio 2009

Della storia e delle leggende del Principato di Lucedio

A Lucedio ci andavo da bambina: un'amica di famiglia possedeva un laghetto, una piccola polla immersa nel verde rigoglioso del Bosco della Partecipanza, e ogni tanto ci invitava a trascorrere un pomeriggio nella pace assoluta di quei luoghi.

Il toponimo Lucedio potrebbe derivare da locez (come venivano indicati nel Medioevo i terreni boscosi) e, andando ancora più a ritroso, dal latino lucus, parola che indica il bosco in generale, ma anche, più specificatamente, il bosco sacro alla divinità.
Non è un caso, infatti, che a Lucedio sia stata fondata nel XII un'abbazia, ad opera dei monaci cistercensi provenienti dalla cittadina francese di Chalon-sur-Saone, in Borgogna. Il terreno fu loro donato dal marchese Ranieri I del Monferrato e, nel corso del XII, XIII e XIV secolo, l'abbazia dedicata a "Santa Maria di Lucedio" crebbe per importanza sia spirituale sia economica. Molti marchesi della famiglia Aleramica (stirpe cui apparteneva anche il già menzionato Ranieri I) scelsero non a caso di farsi seppellire proprio a Lucedio.
Il dominio dei cistercensi si estendeva sui territori di Montarolo (il cui suggestivo cimitero di campagna sorge proprio accanto al laghetto della mia amica), Darola, Castel Merlino, Leri, Ramezzana ecc. e su alcuni possedimenti dislocati nel vicino Monferrato.
I terreni del monastero erano suddivisi in "grange"; le singole grange venivano quindi affidate a un "fratello converso", che provvedeva a organizzare il lavoro di contadini salariati.
Questo sistema, come già detto, fruttò all'abbazia di Lucedio notevoli proventi e una grande fama.
Nel 1784, però, a causa del disaccordo con la diocesi di Casale Monferrato per la nomina del nuovo abbate, l'abbazia di Lucedio venne secolarizzata e tutti i monaci cistercensi rimasti furono trasferiti a Castelnuovo Scrivia. Alcuni storici locali sostengono che la Chiesa avesse grande interesse ad appropriarsi dell'ingente patrimonio dell'abbazia.


L'abbazia di Lucedio come appare oggi

Comunque siano andate le cose, oggi il Principato di Lucedio è una semplice azienda produttrice di riso.
Della struttura medievale si conservano il particolarissimo campanile a pianta ottagonale, il chiostro, l'aula capitolare (del XIII secolo) e il refettorio. Purtroppo non sono aperti al pubblico, ma visitabili solo su prenotazione. Ed è una vera "bestemmia" che, all'interno di un complesso tanto antico e ricco di storia abbiano deciso di insediare un'azienda agricola!

E' rimasta invece intatta, inalterata nei secoli, l'aura magica di questi luoghi, comprendenti non solo l'abbazia, ma anche il cimitero di Darola, la cappelletta di Santa Maria delle Vigne (in località Montarolo) e tutto il bosco circostante. Da secoli, infatti, su Lucedio si raccontano storie e leggende; e a tutt'oggi la gente del posto sussurra che, di tanto in tanto, accadono fatti misteriosi, difficilmente spiegabili con il solo ausilio della ragione.

Il Sabba del 1684
Tutto ebbe inizio in una notte del lontano 1684, quando, durante un Sabba svoltosi presso il cimitero di Darola (oggi significativamente abbandonato e coperto dai rovi), le streghe decisero di evocare il demonio. Al terzo richiamo Satanasso apparve in tutto il suo fosco splendore e si accorse subito di trovarsi in una zona "interessante": a poca distanza, infatti, sorgeva la florida abbazia di Lucedio. Decise così di impadronirsi della zona, convertendo i monaci al proprio culto.
I religiosi furono sopraffatti e, da quel momento, iniziarono a vessare il volgo, perpetuando abusi e violenze di ogni tipo sui contadini indifesi.


Canidia sbircia dentro al cimitero di Darola

Questa la leggenda.
A ben vedere, è probabile piuttosto che nella zona fossero rimaste forti tracce di culti pagani, come sempre distorte in adorazioni del demonio. Il toponimo, come già ho scritto all'inizio, è una traccia interessante. E la stessa conformazione del territorio (boschivo e paludoso al tempo stesso) potrebbe aver favorito la conservazione di un antico retaggio.
E' altrettanto possibile, inoltre, che la presunta conversione "a Satana" dei monaci di Lucedio altro non fosse che una metafora popolare per sottolineare la loro scarsa equità nella gestione del lavoro e la loro avidità.

Le cripte
Un giorno qualcuno - così prosegue la leggenda - riuscì a imprigionare l'entità malvagia che tormentava Lucedio. Essa fu chiusa nella cripta del monastero, che venne poi murata.
A guardia della forza crudele furono posti i cadaveri (mummificati e assisi su alti seggi) di quegli abati che avevano saputo resistere alla tentazione demoniaca e si erano conservati puri.
Sembra però che, ogni volta che si parla troppo di Lucedio e che rinasca l'interesse per questo luogo ombroso, la presenza torni ad essere inquieta...
Così scrive l'Associazione Teses di Vercelli - che si occupa di speleologia e archeologia:

«Si dice che la presenza deve restare sopita all'interno della cripta e che quando se ne parla troppo o l'interesse verso di essa e la sua chiesa cresce, essa dia degli avvertimenti.
La leggenda prosegue citando i restauri avvenuti nel '62 o nel '68, interrotti proprio quando si stava per accedere alla cripta in quanto un improvviso crollo del soffitto avrebbe ferito mortalmente un operaio.
Ma quello non sarebbe stato l'unico caso di decesso in Lucedio in seguito ad un interessamento eccessivo.
Ancora nel 2001 quando si mobilitò la Fox Channel per le loro riprese, nel corso di un intervista raccontavo questa leggenda.
Loro si incuriosirono e tutti noi ci domandammo se la presenza fosse ancora in grado di colpire, visto l'imminente arrivo di telecamere ed apparecchiature, nonchè di attori e concorrenti.
Proprio in quel periodo un signore a passeggio con il cane, giunto davanti all'abbazia venne colto da improvviso malore e morì regalando un'altra coincidenza a favore della leggenda».

Lo spartito del diavolo
Su Lucedio potrei trascrivere una grandissima quantità di racconti popolari, fatti storici curiosi, leggende e favole dal sapore tenebroso... Dalla colonna che piange alle nebbie - basse e molto dense - che invadono i boschi e i campi nella stagione autunnale; dal sepolcro della "regina di Patmos" al fantasma del monaco (battezzato "Amedeo" da mio padre) che si aggira nei pressi del vecchio monastero...
Il mistero che però più mi affascina è quello del cosiddetto "spartito del diavolo".
Poco distante dal monastero, sorge la chiesetta della Madonna delle Vigne, completamente immersa nella boscaglia e, purtroppo, oggi in pessime condizioni, abbandonata e quasi sommersa dalle sterpaglie.
Al suo interno (vi si può accedere tranquillamente... basta fare attenzione ai calcinacci e ai nidi di calabroni!), sopra la porta d'ingresso, vi è un affresco. Rappresenta un organo a canne e, sotto di esso, è ben visibile uno spartito:

L'affresco e il particolare dello spartito

Secondo la leggenda, la melodia riportata avrebbe lo scopo di tenere imprigionata l'entità demoniaca chiusa nella cripta. Se suonata al contrario, avrebbe invece il potere di liberarla e scatenarla. Sempre per conto di Teses, Paola Briccarello ha tentato un'analisi strutturale delle note riportate sul curioso "spartito murale": le potete leggere qui.
Così, proprio la musica diventa il "mezzo", la "chiave di volta" per liberare la forza magica e poietica (magica, sì!) di questi luoghi...

Ma ora mi sto lasciando trasportare dalle parole, dai ricordi, dalle suggestioni... Questo post si sta facendo davvero troppo lungo: continuerò più tardi o domani!

[Continua...]

8 commenti:

Lamia ha detto...

Ancora una volta, come quando hai parlato della magia della parola, è la vibrazione/musica a creare il collegamento tra mondo visibile ed invisibile...
Che luogo denso di storia e magia!

glm ha detto...

Ciao. sono Gian Luca Marino nel Teses mi sono occupato delle ricerche sui misteri di Lucedio. Come posso mettermi in contatto con te?

glm ha detto...

mia mail segreteria.glm@gmail.com

Anonimo ha detto...

Il racconto è intrigante anche se la lettura su schermo nero risulta difficoltosa se lunga. Comunque grazie!!

Unknown ha detto...

" E in questo pane che è la mia sapienza
io impasto volontà e fiducia, per i giorni che verranno "

Felice festa del raccolto .

Ithilel
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Sor ha detto...

Ma stai in vacanza alle barbados spero?
Todos bien?

Ti mandai pure una mail mi sa

Anonimo ha detto...

Passo per lasciare un abbraccio e augurarti una felice festa di Diana.

Ithilel
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Elbereth ha detto...

Leggendo il tuo blog imparo sempre tante cose interessanti! Come stai? Mi dispiace che ultimamente ci siamo "incrociate" poco! Ti auguro un felicissimo equinozio!

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