martedì 15 dicembre 2009

Della parola e della forma

Leggendo Magia e medicina popolare in Piemonte, di Massimo Centini ~ Appunti, pensieri

«"Zitto!" mi rispose quello "Sei solo un ragazzo e per di più straniero, perciò giustamente non ti rendi conto che sei in Tessaglia e qui da tutte le parti le streghe dilaniano a morsi i volti dei cadaveri; è una pratica fondamentale della loro arte magica." E io, a mia volta: "E dimmi, per piacere, che cos'è questa storia di custodire i cadaveri?" "Prima di tutto" mi rispose "bisogna vegliare con la massima attenzione per tutta la notte, tenendo gli occhi ben aperti, anzi, spalancati e sempre fissi sul cadavere, e non si deve mai distogliere lo sguardo, anzi neanche volgerlo poco poco, perché quelle terrificanti creature sono capaci di cambiar forma e, una volta mutato il loro aspetto in quello di un animale qualunque, di infilarsi dentro di nascosto, al punto che riuscirebbero a ingannare persino l'occhio del Sole e della Giustizia! Infatti prendono le sembianze di uccelli o di cani, di topi e persino di mosche. A quel punto, con le loro terribili cantilene, sprofondano nel sonno i guardiani. [...]"»

(Apuleio, Metamorphoseon libri XI, 21-22)


Lamia, immagine da Google

Della forma e della parola, quindi - come già annotava Apuleio.

Le streghe piemontesi (che con le striges romane hanno legami di parentela più stretti di quanto non si pensi) vengono comunemente definite masche.
Il termine deriva strettamente dal latino larva, "pelle", "cuoio": per estensione del termine, i materiali con cui venivano fabbricate le maschere.
Per questo motivo larva, per i Romani, indicava la maschera dai tratti deformi e spaventosa. E ancora: lo spirito malvagio di un trapassato (spesso con sembianze scheletriche), opposto ai benevoli Lari.

Due sono le caratteristiche primarie della "maschera", che le masche erediteranno: la facoltà metamorfica riguardante l'aspetto e quella riguardante la voce. Mutato il volto, anche la voce cambia: diventa strido o cantilena; borbottìo diabolico o formula magica.

«[...] Talamasca sarebbe una maschera che borbotta o parla in modo strano come uno spirito o un ossesso.»

(P. Toschi, Le origini del teatro italiano, Torino 1976, p. 169.)

Come gli spiriti e gli indemoniati (come i poeti e i veggenti!), le streghe sono detentrici di un potere altro, di una vista acuta e particolarissima: il loro linguaggio non può che essere deforme nella perfezione.

«Il corpo è fatto di sillabe.»

(La fattucchiera Lidia)

E nello stesso modo deforme è il loro aspetto:

«[...] quando arriva la festa delle calende di gennaio [...] non permettete che vengano in corteo, davanti a casa vostra, mascherati da cervi, da streghe, da qualunque bestia; rifiutate di dar loro la strenna, biasimateli, correggeteli e, se potete, impedite loro di agire così.»

(Cesario di Arles, Sermones au peuple)

La metamorfosi è unica e sdoppiata...

(Sull'importanza della parola nella maghéia antica.)

4 commenti:

FinnicellaBlu ha detto...

Un abbraccio: il tuo angolo e' sempre magico ed avvolgente.

FInnicella Blu

Canidia ha detto...

Troppo buona, Finnicella! :)
Un abbraccio a te!

Anonimo ha detto...

Due saranno Uno .
E dalle ceneri dell'oscurità impariamo a rinascere con il cuore puro, la mente nuova e gli occhi di chi osserva il mondo per la prima volta .
Felice Solstizio d'Inverno

Ithilel )O(
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Thora ha detto...

Felice Solstizio!!!

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