giovedì 25 febbraio 2010

Del risveglio: fuoco e vento

In questi giorni sono stata trattenuta da mille sciocche incombenze e non ho potuto scrivere come avrei desiderato.
In compenso ho riflettuto parecchio, lasciandomi guidare dai nessi e dalle analogie, come spesso mi piace fare.

L'ultima volta ho parlato dei serpenti.
Dai serpenti sono passata attraverso il sangue (che fino a pochi giorni fa bagnava la mia terra)

(il serpente è per me immagine ciclica per eccellenza e, come tale, è liquidità e fuoco al tempo stesso: distrugge e ricrea, crea e distrugge...)

per giungere sino al fuoco.

I serpenti dormono durante l'inverno, nelle loro tane scavate nella terra da altri animali;

(nell'umida oscurità dormono gli animali, i semi, i bulbi...)

solo con l'arrivo della bella stagione tornano in attività, distendendosi al sole nelle ore più calde e luminose della giornata.

Il fuoco, il sole, la luce abbagliante del meriggio...
A riguardo ho appena terminato di leggere I demoni meridiani, di Roger Caillois, un saggio che riguarda le apparizioni dei morti, dei daimones e del "divino" nell'ora funesta e magica del mezzogiorno, quando il sole è allo zenit e brucia impietoso, eliminando le ombre, rendendo tutto disperatamente luminoso.

Per te le fiamme luminose partoriscono l'alba del giorno; per te l'Oriente dalle dita rosate avendo misurato il polo meridiano sale poi afflitto fino alla sua sede; più oltre si fa incontro a te il tramonto.

(dal Papiro magico di Berlino)

In questi giorni mi sento molto attratta dalla luminosità intensa, dal fuoco che brucia, ricreando un nuovo ordine: non faccio altro che leggere libri e testi su questo argomento.
Si adattano bene con la strana ricettività che mi pervade: è come se avessi, infatti, tutti i sensi tesi a percepire il cambiamento.
Come quando ero bambina, mi viene spontaneo utilizzare in modo preponderante l'olfatto, per seguire le tracce del Risveglio.

Non lo sentite? E' nell'aria.
L'altra notte pioveva eppure, attraverso la finestra del bagno aperta, sentivo arrivare dai campi quell'afrore particolarissimo, di calore lontano e terra umida, di erba e legno fradicio della pioggia di fine febbraio...
E ieri (arriva sempre col buio, dalla campagna dietro casa), di nuovo. Eravamo da sole nella stanza io e Clizia, la mia gatta, e lei ha sollevato il muso verso la finestra spalancata (ci prenderemo un bel malanno, prima o poi... a causa dei nostri "invasamenti"!), annusando forte. Non era possibile non sentirlo. Ci chiama a gran voce, con pazienza millenaria...

1 commento:

NycteaNoctua ha detto...

L'aria frizzantina della ruota che gira e sveglia la Terra pregna...anche del nostro sangue!!! ;-)

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