mercoledì 25 gennaio 2012

Imparare dai propri errori

«"Non ho visto nessun successo, nessuno scopo raggiunto per cui valga la pena di ripetere la sua vita. Ciò che le sue mani hanno toccato s'è ridotto in cenere, chiunque s'è trovato sul suo cammino è andato in rovina. D'altra parte non sento da parte di lei nessuna disponibilità a correggere l'errore. Qual è stato questo errore?"
"Le ho offerto tutto, il sole, la terra, le stelle, l'eternità. Lei ha scelto questa strada, per sé, di tutta la Luna ha scelto il bagliore dell'Oro, ma il bagliore dell'Oro, figlia mia..."
"Non sono figlia tua!"
"...è anch'esso un lato della Luna e anche lei è una parte di Attarte. Questo lato ha scelto, questo lato scelgono tutte le mie figlie e io non glielo nego, perché voglio vederle felici. Questo bagliore le ubriaca, per questo si spengono. Katina l'ha capito, ha capito che il bagliore dell'Oro non è la Luna intera e si è pentita amaramente e si è punita da sola."»
(M. Meimaridi, Le streghe di Smirne - p. 499)
Tempo fa, quando lessi per la prima volta Le streghe di Smirne di Mara Meimaridi (scrittrice e antropologa di lingua neogreca), giunta verso l'epilogo delle sapidissime avventure di Katina e di sua madre Eftalìa, provai un vago senso d'insoddisfazione. Il romanzo mi era piaciuto (e molto! Credo, anzi, che sia uno dei miei preferiti in assoluto - promosso a pieni voti insieme a Il buio fuori, Medea e Cassandra, i gialli di Agatha e alcune opere di Pavese...) - eppure avevo l'impressione di essere stata tradita.
Come poteva darsi, infatti, che la decennale vicenda si concludesse con il semplice "ritorno in vita" della strega Katina nel corpo della nipote Maria? Com'era possibile che l'insegnamento di Attarte ad altro non fosse servito che ad accumulare ricchezze - e che Attarte stessa (l'Illuminata!) consentisse alle sue discepole di condursi sempre e solo all'insegna dell'avidità e dell'egoismo?
Così, quando lessi le parole che ho riportato qui sopra, rivolte da Attarte stessa a Maria - mentre in lei covano le braci della rediviva Katina - tirai (lo ricordo bene!) un profondo sospiro di sollievo. Ecco spiegato il senso!
Esattamente come ha fatto con le sue figlie, allo stesso modo la grande madre turca non spiega nulla al lettore - se non alla fine, alzando il velo con unico scatto della mano. E la lezione che ci trasmette è semplice, come i chicchi di grano chiusi nella sua vecchia mano...

Scrutare l'orizzonte... (Da un "pensiero" di Nyc per il GdL su Le streghe di Smirne.) ~ Lawrence Alma Tadema
Non avevo mai riflettuto su questi (personalissimi?) passaggi - non con lucidità. L'ho fatto solo di recente, in occasione del Gruppo di Lettura (di cui ho parlato qualche tempo fa) dedicato a questo romanzo. (L'ho sempre detto, che leggere "in compagnia" è terapeutico!)

Come dicevo, il senso ultimo de Le streghe di Smirne è perfino banale: imparare dai propri errori è necessario, fondamentale, vitale - soprattutto per chi sceglie di intraprendere un cammino simile al mio e a quello di molti di coloro che capiteranno su queste pagine...
Ecco, anche questo post è banale; alcuni penseranno infatti, giunti a questo punto, che non si tratta poi di una grande verità e che ciascuno di noi apprende dai propri sbagli fin da bambino.

E' vero, tuttavia, che - osservando la realtà da vicino, ascoltando i racconti che ci giungono all'orecchio, imparando a valutare con un pizzico di saggezza gli atteggiamenti, le azioni, le parole e perfino i più semplici e insignificanti gesti compiuti da chi ci sta intorno - spesso ci rendiamo conto che molte persone altro non fanno che reiterare cattive abitudini, portandosi appresso catene relazionali deleterie (quanti insospettabili Jacob Marley intorno a noi!) e alimentando senza sosta fuochi di paglia, illusioni, rabbie e inganni. Nella maggior parte dei casi, inoltre, non solo questi soggetti amano avvoltolarsi in spirali sempre più strette e limitanti, ma addirittura si credono all'apice della propria forza psicologica ed emotiva - e giungono ad arrabbiarsi moltissimo contro chiunque si permetta di far loro notare che, al contrario, non è quello il modo di procedere.

Se questo atteggiamento è fastidioso e pericoloso in chiunque (oltre che molto diffuso!), trovo che sia addirittura imperdonabile se ostentato da parte di chi pretende di lavorare su piani delicatissimi dell'esistenza umana.
Sia chiaro: non si tratta di essere da principio perfetti, simili a luminose divinità. Si tratta, piuttosto, di possedere nella giusta misura umiltà e consapevolezza - le uniche doti che possano consentirci di accorgerci in tempo dei nostri errori, in modo da correggerli prima che sia troppo tardi.
Non tutti, infatti, possiamo avere la fortuna di Katina, a cui fu data da Attarte una seconda possibilità nel corpo di Maria!
Quante volte, nell'ultimo periodo, ho scritto e ripetuto la parola consapevolezza? A bizzeffe, anche a costo di risultare noiosa per i miei interlocutori. Eppure davvero il fulcro, il nocciolo, il cuore pulsante è racchiuso in questa modesta parola, in questa verità da quattro soldi... Tutto il resto (esperienza, pratica, sapere, conoscenza) viene di conseguenza - fluendo armoniosamente come un corso d'acqua dal punto della sua sorgente.

La stessa Maria, nella penultima pagina del romanzo, racconta di essere colta da un desiderio spasmodico di imparare e ampliare le proprie conoscenze solo dopo la "lezione" trasmessale da Attarte - e dunque dopo aver scelto di dare a Katina una seconda possibilità e di rinascere essa stessa a nuova vita:
«Mi prese un'improvvisa e indicibile passione d'imparare. M'interessa tutto e tutto studio in modo approfondito. Il giuramento d'Ippocrate non me lo sono messo sotto i piedi, semplicemente l'ho chiuso in un cassetto. Ho smesso di lavorare e leggo furiosamente filosofia, astrofisica, teologia, archeologia, storia, civiltà antiche, metafisica. I pianeti, gli asteroidi, i meteoriti, le loro collisioni e tutto ciò che li riguarda per me non hanno segreti. [Da notare quanta importanza dia la "nuova" Maria alle "faccende delle cielo": alle stelle fissa!] Ho studiato le religioni degli uomini, i loro "credo", le paure, i bisogni dei mortali. Katina, ora mi ricordo, quand'ero piccola aveva una grande ansia di pungolare i miei interessi in questa direzione. Adesso capisco perché.
Ho una grande facilità a leggere integralmente i testi, in qualunque lingua, e stranamente, invece di trasformarmi in una pietosa pseudointellettuale, divento ogni giorni più bella. Divento più forte di ora in ora. [...] Che bella la vita!»


(M. Meimaridi, Le streghe di Smirne - p. 501)
Senza consapevolezza, senza compenetrazione (nel suo "testamento", posto alla fine del libro, Attarte parlerà anche del rapporto fra le sue figlie e gli animali, la terra, l'acqua e il fuoco...), letture, discussioni, diatribe, affannarsi a "dimostrare di essere" non sono che inutili orpelli - simili a indumenti scomodi o a gioielli volgari, troppo vistosi.

Nella sua semplicità, trovo questo argomento particolarmente adatto alla Candelora che si sta avvicinando - alla sua lenta e tuttavia insopprimibile energia, che passa attraverso la terra, i dormienti e gli animali tutti per giungere a galvanizzare chiunque abbia cuore e mente per ascoltare...

9 commenti:

valentina ha detto...

Consapevolezza e umiltà...anche io in questi giorni sto riflettendo molto su queste tematiche...è difficile...soprattutto se si intraprende questa via come dici tu...si cerca di guardarsi molto attorno e di non fare l'errore di dare troppo spazio al proprio ego...perrchè non sempre abbiamo una seconda possibilità per affrontare le situazioni...

Canidia ha detto...

E' proprio questo, il punto. Hai colto in pieno ciò che intendevo dire... :)
Al contrario, rimango sempre stupita di fronte alla quantità di persone che si credono "arrivate" (delle Attarte in miniatura, per intenderci!!) e non si rendono neppure conto quanto male fanno (a se stesse e agli altri) solo con la loro mancanza di consapevolezza...

NycteaNoctua ha detto...

Sono quasi arrivata alla fine del libro. Stesse identiche sensazioni tue e stesso senso di pseudo-rabbia: "Perché Attarte permette questo?" e "Perché non spiega che certe cose non si fanno?". Poi ho letto il passaggio che hai pubblicato su Incanti qualche giorno fa e ho capito. Attarte non è una "maestra", non spiega la vita... Attarte regala "opportunità" alle sue figlie... a loro la scelta di agire consapevolmente!
Grazie per questa riflessione pubblica, Elo, e grazie per l'idea del gruppo di lettura!

Sudrak Al-Salik ha detto...

Ciao Canidia, sono Sudrak al-Salik dell'ex-blog su Splinder "Cronache di due Nomadi" e, vedendo il link del gruppo "Domina Ludi" su FB, volevo segnalarti anche la mia presenza su quel network, a questo link: http://www.facebook.com/sudrak.alsalik

BB )O(

Canidia ha detto...

Certo, mi ricordo di te, Sudrak! Eri anche iscritto al vecchio forum di "Madre Dea", se non sbaglio! Ti ho aggiunto su DL... A risentirci presto! :)

Sudrak Al-Salik ha detto...

E' vero, mi è dispiaciuto che sia stato chiuso, mi piaceva quell'Associazione... Grazie Canidia per l'aggiunta al gruppo, lì come ti riconosco, con quale nick?

Canidia ha detto...

In qualche modo, ti ho risposto... :)

Emmeggì ha detto...

Un ottimo resoconto. Tu e Nyc avete colto con più lucidità di me, mi pare, i Fili del racconto... Io mi sono perso molto e con piacere dietro all'oro (con la minuscola, come diceva lei sul suo blog) e ai suoi "puzzi" di strada e di popolo :-) Non che non abbia "colto", ma Le Streghe di Smirne è stato per me un po più un ottimo "romanzo popolare" che il racconto di un Cammino. Forse, a una seconda lettura, ho la sensazione che questo equilibrio potrebbe modificarsi però...
Grazie per queste parole e per l'opportunità del gdl. A presto

AtheneNoctua ha detto...

Incuriosita dal libro ho deciso di leggerlo, l'ho finito stasera e ci tengo a dire la mia. Ho trovato la visione di questo libro totalmente atea, mentre per me il Cammino è inscindibile dalla spiritualità. Quindi mi trovo d'accordo a pieno con quello detto da Emmeggì. Ho trovato in lui però un grosso insegnamento "di vita" : bere dal calice della vita a piene mani, senza sprecarne nemmeno una goccia. Katina ha vissuto, e nel farlo al massimo, ha commesso molti egoismi e ingiustizie, per questo nel leggerlo io mi sentivo sempre più dalla parte delle sue "vittime" che dalla sua, ma in questo c'è un grande insegnamento per me, lei usava tutte le sue energie, tutta la sua passione, e tutta la sua forza per lottare e migliorare la sua vita e se stessa, nonostante il fato le avesse riservato un potenziale nullo, mentre le persone a cui lei ha "sottratto" erano state molto più aiutate dal fato e piene di doti e qualità, ma alla fine non si battevano e non lottavano per quello che avevano, per difenderlo, e quindi forse non lo amavano abbastanza e non lo apprezzavano abbastanza per meritarlo più di lei. Mi ha insegnato questo libro che la forza d'animo conta molto di più di tutto il resto e per questo sono felice di averlo letto :)

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