sabato 21 dicembre 2013

Verso il bianco: il Solstizio e le fiabe della consapevolezza

Sono giornate di luce e biancore: ogni mattina, la nebbia nella prima parte del tragitto che compio in macchina ogni giorno, per recarmi al lavoro; e poi il sole, che rompe il velo per ciò che rimane della strada.
Istintivamente, in questo periodo non faccio che pensare (meglio: sentire) il colore bianco.
Bianco di coltre (nevosa, fredda; e ancora... il bianco lattiginoso della nebbia... e quello purissimo della brina): tutto mi riporta al sonno, a quella delicatezza di cui ho parlato spesso e che tanto mi è cara.

Ricostruzione della decorazione
della tomba di Patron
Il bianco è, per eccellenza, lux in tenebris. Colore dei morti e, al contempo, della rinascita.
Un interessante studio di Simone Rambaldi, pubblicato su Grisendaonline nel 2001, propone all'attenzione del lettore alcune raffigurazioni romane dell'Oltretomba, rinvenute in un edificio sull'Esquilino (databili 50-40 a.C.), sulla tomba di Patron (I sec. a.C.) e sulla tomba degli Octavii (III sec. d.C.).

Si tratta di scene molto luminose (soprattutto la bellissima decorazione della tomba di Patron, la cui parte centrale era occupata dalla raffigurazione di un lussureggiante spazio naturale, abitato da piante e uccelli e pervaso da una luce rassicurante), che ci trasmettono l'immagine di una vita gioiosa nell'aldilà - almeno per coloro che in vita si sono comportati rettamente.
Lux in tenebris, appunto: anche nella "morte" del periodo solstiziale è possibile trovare la luce, la "ragione" che rende necessaria la nekya.
Compiamo un viaggio periglioso per crescere, per rinascere, per acquisire nuova consapevolezza.

Quest'anno, ho voluto concentrarmi sulle fiabe. Da Barbablù a Cappuccetto Rosso; da Vassilissa e la Baba Jaga a Rosabianca e Rosarossa... Si tratta di storie che raccontano un percorso difficile, capace di portare alla rigenerazione solo attraverso un cammino periglioso nella Terra dei Morti.

La fiaba di Barbablù illustrata da © Paolo Savelli
Cammina nel "bosco oscuro" facendosi luce con un teschio la coraggiosa Vassilissa, dopo aver ricevuto la sua iniziazione dalla Baba Jaga (e dopo aver ricevuto in dono una consapevolezza basata sulla "giusta misura" e sull'equilibrio); arriva a sanguinare la sposa di Barbablù (e «niente riusciva a fermare il sangue» che usciva dalla chiave), prima di ribellarsi dall'oppressione dello sposo-bestia che la minaccia: «Di consapevolezza... morirai»; e la Fanciulla senza braccia si veste di bianco (il colore dei morti) per affrontare un lungo e difficile vagabondaggio, che la condurrà alla rinascita.

Norvegia, casa con betulla
Foto di © Orsa Isbjørn
Il significato di questa fase "declinante" del cammino ciclico dovrebbe essere proprio questo: scendere in un n(l)uminoso e bianco oltretomba, sostenere e comprendere la luce "dei morti" per risorgere a nuova vita quando sarà tempo.
Se devo essere sincera, questa è la prima volta che concepisco il Solstizio come una parentesi di luce (per quanto fredda essa possa essere...), anziché come un tragitto in osbcuro. Ne sono lieta, mi piace... (Ri)vedo il sole in fondo al sentiero, all'interno della mia casa - dove potrò infine ritrovarmi.


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