sabato 4 aprile 2009

Della fascinazione del sangue - parte IV: il sangue purificatore, la nekyia

Nel corso delle mie riflessioni divaganti sul sangue, sui suoi significati simbolici e utilizzi, mi sono resa conto quanto sia complesso seguire un’unica linea di trattazione: questo perché l’argomento presenta numerose suggestioni, non necessariamente concordanti le une alle altre.
Il sangue è presente infatti nella letteratura e nella religione di moltissime culture e in ciascun nucleo sociale può essere visto e rappresentato da più punti di vista.
Io stessa ho parlato del sangue come elemento purificatore e del sangue quale veicolo della morte sterminatrice (il sangue mestruale).
In generale è importante rilevare che il sangue possiede la duplice valenza tipica di molti symbola riconducibili, in un modo o nell’altro, ai culti matriarcali: se la perdita del fluido vitale provoca la morte, al tempo stesso chi lo assume (attraverso ingestione o tramite tintura dei capelli o di altre parti del corpo) può incamerare forza ed energia o addirittura essere purificato, entrando così in contatto con la divinità.
E’ quanto accade alle maghe tessale, che bevendo il sangue sacrificale ricevevano il potere di evocare i morti. Ed è quanto accade in Omero e Virgilio, quando viene riferito l’episodio della nekyia:

Addotto in su l'arena il buon naviglio,
E il monto e la pecora sbarcati,
Alla corrente dell'Oceano in riva
Camminavam; finché venimmo ai lochi
Che la dea c'insegnò. Quivi per mano
Eurìloco teneano e Perimede
Le due vittime; ed io, fuor tratto il brando,
Scavai la fossa cubitale, e mele
Con vino, indi vin puro e lucid'onda
Versàivi, a onor de' trapassati, intorno
E di bianche farine il tutto aspersi.
Poi degli estinti le debili teste
Pregai, promisi lor che nel mio tetto,
Entrato con la nave in porto appena,
Vacca infeconda, dell'armento fiore,
Lor sagrificherei, di doni il rogo
Rïempiendo; e che al sol Tiresia, e a parte,
Immolerei nerissimo arïete,
Che della greggia mia pasca il più bello.
Fatte ai mani le preci, ambo afferrai
Le vittime, e sgozzàile in su la fossa,
Che tutto riceveane il sangue oscuro.
Ed ecco sorger della gente morta
Dal più cupo dell'Erebo, e assembrarsi
Le pallid'ombre: giovanette spose,
Garzoni ignari delle nozze, vecchi
Da nemica fortuna assai versati,
E verginelle tenere, che impressi
Portano i cuori di recente lutto;
E molti dalle acute aste guerrieri
Nel campo un dì feriti, a cui rosseggia
Sul petto ancor l'insanguinato usbergo.
Accorrean quinci e quindi, e tanti a tondo
Aggiravan la fossa, e con tai grida,
Ch'io ne gelai per subitana tema.

(Omero, Odissea, libro XI, vv. 23-57)

Passo di notevole forza evocativa, tratteggia agli occhi del lettore un’immagine fosca e potente: non appena Odisseo sgozza le sue vittime, versando il loro sangue nella fossa scavata nel terreno, ecco che subito intorno ad essa si affollano i morti. Morti che non sono ombre silenziose, come potremmo immaginare: sono ombre di ogni tipo (giovinetti, fanciulle, guerrieri in armi…) che gridano, quasi a riaffermare la propria esistenza e il proprio attaccamento alla vita.
Il sangue è il mezzo per sollevare il velo che sapara il mondo dei vivi da quello dei morti - offerta sacrificale per le divinità infere e, al tempo stesso, veicolo di purificazione per i vivi che debbono compiere il grande passo.

V'era una profonda grotta, immane di vasta apertura,
rocciosa, difesa da un nero lago e dalle tenebre dei boschi,

sulla quale nessun volatile poteva impunemente dirigere

il corso con l'ali; tali esalazioni si levavano
effondendosi dalle oscure fauci alla volta del cielo.
[...]
Qui dapprima la sacerdotessa collocò quattro giovechi

dalle nere terga e versò vino sulla loro fronte,
e strappando dalla sommità del capo setole in mezzo alle corna,

le pose sui fuochi sacri, prima offerta votiva,

invocando con forza Ecate, potente nel cielo e nell'Erebo.

Altri sottopongono coltelli e raccolgono nelle coppe
il tiepido sangue. [...]
Ed ecco, alla soglia dei primi raggi del sole,

la terra mugghiò sotto i piedi, i gioghi delle selve

cominciarono a tremare, e sembrò che cagne ululassero
nell'ombra all'arrivo della dea...


(Virgilio, Eneide, libro VI, vv. 236-257)


Ecate con le fiaccole: immagine presa da Internet

L'accostamento del sangue sacrificale versato all'immagine di Ecate, dea del "passaggio" e del limite che viene valicato è in Virgilio quanto mai significativo, poiché ribadisce il triplice legame tra il sangue (ingrediente primario della nekyia, nei riti di purificazione e nei filtri magici, come specificherò più avanti), le divinità ctonie e la possibilità di passare dalla Vita alla Morte - possibilità che lo stesso mito del vampirismo ribadisce, pur ribaltandola.

8 commenti:

Ithilel ha detto...

Davvero molto interessante.
Tesoro passo per lasciarti un abbraccio grande grande!!!

Ithilel )O(
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Anonimo ha detto...

Sai che l'altro giorno un'amica mi h raccontato di aver trovto un libro sull'utilizzo del sangue nelle pratiche magiche, pur non cercandolo... Tu sicuramente ti sarai procurata di tutto e di più sull'argomento, dal mito alla letteratura alle pratiche, ma se vuoi provo a chiederle se si ricorda gli estremi.
Questa tua nota finale sul vampirismo è stimolante, e devo dire che non l'avevo mai vista in questa ottica...
Cristina
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Canidia ha detto...

Anzi, te ne sarei grata, Cri! Non si finisce mai di imparare... :)

Ithilel ha detto...

:) Ti abbraccio forte!

Ithilel
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Lilithien ha detto...

Complimenti, hai creato uno spazio ricco di magia... ricco di mistero...
I tuoi post sono davvero interessanti, e l'atmosfera del luogo ha un fascino nero ma dolce.
Passerò sicuramente a trovarti.

Un caro saluto...

Canidia ha detto...

* Ithilel: :)

* Lilithien: che belle parole, per il mio piccolo blog, grazie! Ricambio subito (e volentieri) la visita... :)

Anonimo ha detto...

Guarda guarda....
Gironzolando ho trovato il tuo blog, nemmeno a fralo apposta! :)
Sono Valerie....
Questo articolo sul sangue è stupendo. Vado immediatamente a cercarmi anche gli altri.
Un abbraccio.

Runa
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Canidia ha detto...

Ciao Valerie, che bello (ri)trovarti! Non sapevo che anche tu avessi un blog... :)

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