lunedì 19 ottobre 2009

Del velo che si solleva

Calenda si sta avvicinando. Non me ne accorgo solo guardando il calendario. E’ nei segni, nel respiro della campagna, nella mia inquietudine che cresce giorno dopo giorno.
Da sempre per me Calenda è lo scoperchiarsi della botola, l’aprirsi del baratro. Il Gioco, questa volta, è quello che ingaggio con me stessa: tenera a bada l’onda nera è imperativo, se non voglio impazzire.
Se ci riescirò, sarà merito della Magna Mater. La ascolto, la assecondo. Osservo e attendo, mentre presto orecchio ai sussurri. Sono loro che mi guidano attraverso il bosco, i sentieri, le scelte da compiere.
Come un gatto mi crogiolo al sole – l’ultimo sole prima della Stagione Oscura.
Qualche pomeriggio fa ho interrato i bulbi di crocus, che spunteranno a inizio primavera: preparo la Terra, preparo la nuova fioritura. C’è qualcosa di consolante e di intimamente famigliare, nel nascondere i bulbi, affidandoli al terreno affinché li custodisca e li protegga dal freddo invernale. Un piccolo rito domestico, una risposta alla voce che si fa sempre più pressante.

«Questa è la notte in cui il velo si solleva...»

Ho provveduto infine a ritirare le piante (le orchidee prima fra tutte, che fioriranno, fragili eppure caparbie, nel pieno dell’autunno), per ripararle dal brusco abbassamento di temperatura dell’ultima settimana.
Da un lato, perciò, il rilascio generoso (materno, femminile) di doni alla terra, in vista del futuro risveglio. Dall’altro la conservazione, la protezione, la chiusura nel silenzio che diviene forza e resistenza.
In questi gesti quotidiani, leggo metafore importanti. E attraverso le metafore tento di mettere a posto tutti i frammenti. Un lavorìo incessante, che verrà mandato all’aria non appena il Portale si spalancherà in una folata. Il Caos, a volte, è imperativo e necessario. Si passa attraverso il Caos, per ricostituire l’Ordine.


I boschi intorno a Villamiroglio, ottobre 2009. Foto di Cristiano.

2 commenti:

Lamia ha detto...

Sempre bello rileggerti cara sorella,
ritrovarmi a sentire ogni tua parola come se fosse mia.
Calenda è sempre tempo di conservazione, preparazione, affidarsi alla nera terra in attesa della rinascita della Luce, come i piccoli bulbi di cui ti prendi cura, affondando nell'oscurità per risvegliarsi con nuovi occhi...
E' il tempo dell'Appeso che precede la Morte, del caos che sconvolge gli equilibri e le certezze, e che dona nuova forza, la notte buia dell'anima...

Un abbraccio, e felice Calenda!
Lamia

Canidia ha detto...

Speriamo davvero, che ci doni nuova forza... In questo periodo tendono a venire meno tutte le mie certezze. Non vado mai molto d'accordo con me stessa, durante la stagione oscura. Ma, come dici tu, è probabile che rispunteremo a primavera "meravigliandoci di essere sopravvissute". :)
Un bacio.

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