lunedì 1 febbraio 2010

Della Candelora


Una delle piante di elleboro selvatico fotografate durante l'escursione di ieri al Sacro Monte di Crea.

Ieri sono tornata ad andare per boschi. I segnali del Risveglio erano ovunque, nonostante fossi partita da casa animata da un certo scetticismo.
Oltre alle numerose pianticelle di elleboro selvatico (già in vegetazione!), che spiccavano col loro verde scuro fra le foglie di quercia cadute a inizio stagione, ho scorto le primule sulle pendici a margine sentiero (ancora gelate in superficie, ma che riuscivano a bucare la neve ghiacciata), le orme degli animali fra gli alberi, nel fango e nella neve.

Al rientro, trepidante, ho messo in vaso l'elleboro raccolto e, dopo cena, sono uscita per dare da mangiare a Holden, il nuovo arrivato (un gatto bianco e rosso che ho chiamato così perché è arrivato nel mio cortile la notte in cui è morto J. D. Salinger) e per spargere briciole per i passeri del Grande Alloro.

Da tempo non ero più così percettiva: sarà che ho dormito a lungo - ne sono consapevole.
Da tempo non ascoltavo e com-prendevo con questa nitidezza.


Una veduta dal Bosco di Crea.

L'altra notte e la scorsa, ancora sogni. Di quelli che fanno palpitare il cuore.
Nel primo, c'era un campo di grano, appena fuori da casa mia. Un campo che era letteralmente invaso da uccelli di ogni tipo: rapaci sconosciuti dai colori sgargianti, dotati di lunghe code da pappagallo e becchi lucenti; insettivori dal piumaggio coloratissimo; passeri simili a colibrì, che sfrecciavano sopra le spighe (di nuovo, il campo di grano... un'immagine così ricorrente del mio inconscio!) trillando con voce cristallina.
Osservavo immobile quel tripudio di vita, con le mani congiunte in un gesto di reverente stupore. «Guarda! Oh, ma guarda!» ripetevo.
Nel secondo, i topi: possedevo una grande cascina, dotata di un ampio cortile. E questo cortile era punteggiato di tane di topi, che sbucavano dalla terra battuta come formicai. Erano topolini rossi, molto vivaci. Erano innumerevoli. La gente (c'era qualcuno intorno a me, ma non ricordo chi fosse) mi diceva che avrei dovuto sbarazzarmene, ma io mi tenevo ben cari i miei guizzanti topolini.
L'immagine del brulichìo si riaffaccia alla mia coscienza proprio in questo momento: il brulichìo è Vita e Morte al tempo stesso e, come tale, concede a chi lo percepisce una frenesia inestinguibile.

Vedere, conoscere, ritornare alla luce, danzare. Ballare in cerchio, là dove il Bosco è più fitto.
Candelora! Candelora!


P. Lindahl, The Dance of the Witches

3 commenti:

NycteaNoctua ha detto...

Anche io ho sognato topi, tempo fa!!! Erano tanti, alcuni piccolini e altri grassottelli, anche nel mio sogno volevano farmeli mandare via ma io me li tenevo lì e dicevo che la parte buia deve essere "guardata" anche se fa paura o fa male. E i tuoi? Rossi....è tanto particolare questo tuo sogno! Io è da circa un anno che i sogni più vividi al risveglio me li segno su un quadernetto, dopo mesi tornano risposte importanti!
Ciao :***

Canidia ha detto...

Anche io li trascrivevo! E li ho conservati quasi tutti... Moltissimi!
Significativo che tu abbia parlato della "parte buia", riferita ai sorcetti: è la stessa cosa a cui pensavo quando ho scritto del brulichìo - che è morte e vita al tempo stesso...
Come se oltrepassare i Battenti fosse imprescindibile...

Lamia ha detto...

Riporto l'ultimo pezzo di un brano molto bello che ho letto stamattina...

<<"Ma cosa risponderò
a chi dirà che il tuo è un sentiero di oscurità?"
A questo la Dea alzò la testa e si fece una grassa risata. "Dite loro che la
mia mano destra è la luce e che la mia mano sinistra l'oscurità, e che io
non taglierei mai la mia mano sinistra come non taglierei mai la destra.
Dite loro che entrambe le mani sono necessarie per sostenere il mondo e che
la mia mano sinistra scherma il mondo dall'accecante splendore della
destra".>>

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